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Secondo J.P. Sartre, in pittura non esistono i figli di nessuno. Ogni opera è infatti frutto di elaborazioni mentali che anche inconsciamente scaturiscono da situazioni già vissute, che hanno segnato il proprio inconscio.

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Ritengo questa affermazione profondamente vera.

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In effetti, ogni volta che mi si richiede a quale artista o a quale movimento figurativo mi ispiro per la realizzazione dei miei lavori, non riesco a dare delle indicazioni precise proprio perché quello che si rappresenta è il risultato di tutte quelle cognizioni visive ed emotive che costituiscono il personale bagaglio mentale.

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L'idea di realizzare certi soggetti nasce in maniera improvvisa, si avverte la necessità di trasferire al più presto, sulla tela, quanto scaturisce dal proprio inconscio. L'immagine che appare è spesso un misto di situazioni che si vivono al momento, con ricordi o immagini del passato che riaffiorano all'occasione.

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Ognuno è quindi figlio esclusivamente del suo "vissuto", delle sue memorie, dei suoi colori, della sua terra. Una terra, quella natia, silenziosa, mistica, fonte di grande ispirazione.

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Anche se cerco di rappresentare un paesaggio e situazioni universali, è indubbio che le strutture architettoniche umbro-toscane della mia adolescenza influenzano in maniera determinante la composizione pittorica, con la proposizione di monumenti, unità abitative ed azioni umane, che ripercorrono in gran parte i miei ricordi infantili.

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Ritengo inoltre molto appagante dipingere paesaggi innevati in quanto fanno riscoprire il senso e l'essenza vera delle cose, con un gradevole velo di malinconia per quelle passate e ormai perdute. La neve fa pensare ad un messaggio celeste, un grande segno di pace inviato sulla terra per acquietare il cuore degli uomini.

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Nei lavori che realizzo vorrei riuscire sempre più a riprodurre i paesaggi di un uomo sereno, con l'ambizione di trasmettere una tale sensazione anche all'attento osservatore delle opere.

 

Ritengo infatti che mentre la gioia è legata ad un singolo evento, la serenità che intendo rappresentare, è la gioia del quotidiano senza alcun particolare evento.

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Giuseppe Sannipoli

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L'artista si racconta

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